Women Go Digital: servizi digitali e qualità della vita in Italia e in Europa
Bozza progetto di ricerca – 9/11/2017
Women Go Digital. Nuove tecnologie e generazioni di donne a confronto.
Come le tecnologie dell’informazione stanno cambiando le identità femminili, i rapporti tra donne e le relazioni di genere.
BACKGROUND
Fino a qualche anno fa, si poteva ancora pensare che le nuove tecnologie dell’informazione (ICT) fossero un argomento di interesse degli specialisti, almeno fino a quando hanno fatto irruzione nella nostra vita i social network, cioè le cosiddette reti sociali.
Strumenti di comunicazione e di messa in connessione come Facebook, Twitter ma anche Youtube e Instagram stanno interessando in misura sempre crescente centinaia di milioni, se non miliardi di donne e uomini in tutto il pianeta. Gli effetti di questi processi di interconnessione non sono del tutto conosciuti e prevedibili nei loro effetti: l’uso dei social network influenza tutte le dimensioni del vivere quotidiano (individuale o collettivo: dalla cura del corpo alla cura degli altri; dal lavoro al tempo libero, dalla partecipazione politica al consumo, dalla salute alla vita familiare ed affettiva). Ad esempio, molti studi condotti negli ultimi due anni (per es.: Allcott e Gentzkow, 2017; Persily, 2017) hanno cercato di capire quali siano stati gli effetti dell’informazione e della disinformazione (nella forma di notizie false o fake news) nel più rilevante processo democratico occidentale, cioè l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America. Senza dimenticare che le grandi organizzazioni internazionali del terrore usano i social per propagandare le proprie gesta e reclutare nuovi adepti. Nel dibattito (non solo scientifico) italiano, i social network sono spesso al centro di dispute sul loro uso improprio, sul fatto che spesso siano veicolo di pregiudizi se non di veri e propri atti di discriminazione (cyberbullismo, violenze online).
Le ICT possono al contempo offrire occasioni di arricchimento. Infatti, non manca chi sottolinea la straordinarietà dell’epoca attuale facendo addirittura parlare di un passaggio epocale (l’industria 4.0 e la cosiddetta quarta rivoluzione scientifica, secondo alcuni; Floridi, 2017) incentrato sulla possibilità di accedere a una quantità prima inimmaginabile di informazione, ma anche di produrla, riprodurla, condividerla… Un primo esempio riguarda le relazioni affettive: la comunicazione online ha notevolmente incrementato la possibilità di cercare a trovare partner. Un altro caso è quello della geolocalizzazione (GPS), che sta trasformando il modo di muoversi e di guidare l’automobile, il principale strumento di movimento della società industrializzata, con risvolti social, anche in questo caso, che permettono di “saltare le code” grazie ai consigli degli stessi utenti. Si pensi altresì ai cosiddetti big data: un insieme di informazioni di tali dimensioni che risulta difficile anche il solo processamento da parte dei database tradizionali. Il futuro sembra essere quello di grandi masse di dati che verranno analizzate contemporaneamente per costruire modelli, previsioni e pianificare servizi molto complessi.
Da quanto sopra esposto, risulta evidente come le tecnologie digitali acquistino una natura sempre più connettiva che indirizzano e condizionano i processi sociali (Cipolla 2015).
Se le tendenze appena delineate sono state ampiamente discusse dalla letteratura (scientifica e non), tale azione interpretativa è spesso caratterizzata da una scarsa attenzione alle dimensioni di genere e di generazione: la maggioranza degli studi condotti sembra presupporre l’esistenza di un “utente medio”, scarsamente dinamico, più o meno attivo sul web, più o meno capace di mettersi in relazione con altri individui.
Pochi studi hanno cercato di capire se esista un uso differente della Rete e delle sue molteplici opportunità fra donne e uomini (per esempio, Trauth, 2006; Wilson and Diraso Gapsiso, 2016) o fra diverse generazioni: viene generalmente dato per scontato che le nuove generazioni (i/le Millennials, per esempio) siano di per sé più attivi e competenti, in quanto “nativi digitali”, dimenticando che anche i meno giovani vivono la rete e intessono relazioni sociali ricche e interessanti. Fenomeni come le social street (uso dei social network per creare e sviluppare relazioni comunitarie e di buon vicinato nelle vie e nei quartieri delle città), inoltre, dimostrano che esiste un contesto di partecipazione pubblica, in cui le generazioni sono ampiamente capaci di collaborare e scambiarsi saperi e forme di solidarietà.
È quindi importante cercare di comprendere quali siano gli usi che le donne stanno facendo in questi anni delle tecnologie connettive. Per esempio, che cosa può significare, per diverse generazioni di donne, l’uso dei wearable device, le tecnologie che “si indossano”? Parliamo di smartwatch, fitness tracker e altri oggetti indossabili che controllano la nostra attività fisica; braccialetti antipanico con sensori che permettono di allertare le Forze dell’ordine; scarpe per bambini con GPS integrato, ecc. ecc. E quale relazione con il proprio corpo può instaurarsi quando l’ausilio di strumenti tecnologici “incorporati” diventa pervasivo? Fino a pochi anni fa, l’esperienza con le tecnologie dell’informazione veniva pensata come distante dal nostro corpo (la famosa “realtà virtuale” cioè “non reale”), ma nel momento in cui le persone iniziano a indossare quotidianamente dispositivi per misurare i propri parametri vitali, che poi vengono registrati su piattaforme cloud e condivisi sui social network con la propria cerchia di conoscenti, è evidente che l’esperienza da virtuale diventa incorporata (Hine, 2015; Seibt and Nørskov, 2012). Non manca, infatti, chi si interroga sul tema del miglioramento umano (human enhancement) e della filosofia della performance (Maturo, 2012).
Non dimentichiamo la cosiddetta Internet of things, l’Internet delle cose, che trasforma oggetti della vita quotidiana (orologi, termostati, videocamere…) in informazione attraverso un indirizzo IP che ne consente l’interazione con la Rete. Ciò arricchisce la dimensione materiale con una nuova immaterialità che certamente avrà risvolti interessanti nel futuro, per esempio in ambiti quali la sanità, la sicurezza, la mobilità, i pagamenti digitali, domotica e robotica, la zootecnia, ecc.
L’influenza capillare delle tecnologie sulla vita privata e pubblica di ognuno di noi non si ferma qui: se le famiglie, le coppie, i gruppi comunicano quotidianamente via chat (come WhatsApp, per esempio) la vita lavorativa è sempre più dipendente da reti professionali dedicate alla presentazione del proprio curriculum e delle proprie competenze (come Linkedin). L’esplosione tecnologica ha inoltre accelerato il confronto tra culture, soggetti e identità differenti e sostenuto l’emergere di nuove forme di narrazione del sé, influenzando le modalità di impegno civile e politico tese a costruire una società inclusiva e le pratiche di rivendicazione dei diritti di cittadinanza.
Diventa pertanto importante conoscere gli utilizzi prevalenti, o quelli più esclusivi, delle tecnologie della comunicazione, ma anche le difficoltà incontrate dalle diverse generazioni nel rapportarsi ad esse. In questo quadro, ci pare cruciale riservare particolare attenzione al mondo femminile. Da un lato, il gender digital divide si sta sempre più restringendo all’interno delle generazioni più giovani. Dall’altro lato, invece, diverse generazioni di donne, socializzate prima della rivoluzione delle ICT, restano al margine di tali crescenti opportunità comunicative e tecnologiche: queste donne, infatti, sono cresciute usando la televisione come strumento di informazione, insieme alla carta stampata.
Partendo da queste premesse, il presente progetto di ricerca vuole sondare il complesso rapporto (in costante trasformazione) tra donne e ICT usando un’ottica di generazione. Quali generazioni di donne usano maggiormente le ICT e i social network? Quali peculiarità generazionali caratterizzano l’uso delle ICT? Quale tipo di servizi ed informazioni cercano le donne che usano la Rete? Quali ritengono più affidabili e come si è costruita questa reputazione? Come la presenza della Rete ha influenzato le pratiche quotidiane della cura e della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro? E come si stanno trasformando le relazioni di genere e tra genealogie femminili? La sicurezza delle donne è aumentata oppure diminuita a seguito della rivoluzione digitale? Come le donne stanno vivendo il tema dell’hate speech, incitamento all’odio che domina alcuni social media e che vede spesso le donne nel ruolo di vittime predestinate degli hater?
OBIETTIVI E DISEGNO DELLA RICERCA
Lo studio si propone di analizzare le criticità e le potenzialità legate alla diffusione delle nuove tecnologie con uno sguardo orientato dalla prospettiva femminile in ottica comparata tra le generazioni (indicativamente, saranno prese a confronto tre classi di età, comparando coloro che sono nate negli anni Cinquanta, Settanta e Novanta; la scelta sarà effettuata insieme al committente).
Dal punto di vista metodologico, la ricerca si avvale di un approccio mixed, ovvero fondato su metodologie sia di tipo quantitativo (questionario) sia qualitativo (Focus group, racconti di vita ed etnografia, che saranno di seguito meglio illustrati).
Il percorso di ricerca prevede un core centrale di analisi, al quale affiancare eventuali approfondimenti specifici tematici.
Si prevedono le seguenti fasi.
1° fase: Analisi della letteratura scientifica e ricostruzione dello scenario di riferimento
Questa prima fase consiste nella ricognizione degli studi sul tema oggetto di investigazione al fine di contestualizzare, attraverso l’individuazione di modelli teorici specifici, l’analisi secondaria di dati derivanti da indagini precedenti e, al contempo, esplorare issues emergenti.
2° fase: Focus group esplorativi
Si prevede di realizzare tre focus group ─ uno per ciascuna generazione presa in esame ─ orientati a esplorare questioni emergenti legate all’uso di tecnologie da parte delle donne. Il focus è una tecnica di rilevazione per la ricerca sociale basata sulla discussione tra un piccolo gruppo di persone, invitate da uno o più moderatori a parlare tra loro, in profondità, dell’argomento oggetto di indagine (Corrao, 2000). La sua peculiarità consiste nella possibilità di ricreare una situazione simile al processo ordinario di formazione delle opinioni, permettendo ai partecipanti di esprimersi attraverso una forma consueta di comunicazione, la discussione tra “pari”.
Questa fase è orientata all’individuazione di elementi utili per le fasi di ricerca successive, soprattutto al fine della costruzione degli strumenti di rilevazione (web survey, griglia di intervista per “storie di vita”).
I focus group saranno organizzati con il supporto delle Associazioni aderenti alla Consulta Femminile Interassociativa di Milano.
3° fase: Rilevazione dati tramite web survey
Questa fase rappresenta il core del progetto, volto a esplorare le pratiche di utilizzo delle ICT presso la popolazione femminile indagata, con ottica comparata tra le generazioni. Particolare attenzione sarà indirizzata a esplorare la frequenza d’uso, gli strumenti digitali utilizzati (tools, piattaforme, applicazioni…), le motivazioni d’uso (finalità legate alla comunicazione, informazione, partecipazione, socievolezza…). Si ritiene altresì rilevante indagare gli aspetti legati ai rischi della digitalizzazione (es. cyberbullismo rivolto alle donne), ma anche alle connesse potenzialità (es. maggiore partecipazione, riduzione del gender gap, incremento opportunità lavorative…).
Dal punto di vista metodologico, si prevede l’utilizzo di una web survey, cioè la distribuzione di un questionario strutturato online attraverso i canali offerti da Internet. Il campione (a scelta ragionata, determinato dal gruppo di ricerca sulla base di alcune specifiche caratteristiche di interesse per l’indagine in oggetto) verrà definito partendo dalle iscritte alle Associazioni coinvolte facenti parte della Consulta Interassociativa Femminile di Milano e sarà pertanto per lo più formato da donne che vivono a Milano e provincia). Il questionario potrebbe essere diffuso attraverso le mailing list delle Associate, con modalità volte a garantire l’anonimato delle risposte. Al fine di ridurre possibili distorsioni, il campione potrebbe prevedere una quota integrativa di rispondenti non iscritte alle Associazioni ed eventualmente un’integrazione di compilazioni in modalità offline (questionari cartacei). Il campione effettivo sarà composto da almeno 1.500 donne della Consulta. Per il raggiungimento di questo obbiettivo sarà fondamentale il diretto coinvolgimento delle Associazioni.
4 fase° - Etnografia digitale di online communities
Questa parte dello studio mira ad esplorare alcune specifiche comunità online (es. forum online, gruppi Facebook), i cui membri sono costituiti da donne, al fine di analizzare le conversazioni, le pratiche, i linguaggi, gli orientamenti. Le communities saranno individuate sulla base di specifiche ipotesi di ricerca individuate sulla base degli esiti dei focus group (fase 2) e della web survey (fase 3).
In questo caso, la tecnica utilizzata sarà quella dell’etnografia digitale. L’approccio consiste in una metodologia d’indagine di carattere qualitativo e interpretativo che utilizza le tecniche di ricerca etnografica (immersive e non intrusive) per immergersi empaticamente nelle conversazioni online adattandole al mondo della rete per studiare il contesto sociale soggiacente alle community online (Hine 2015; Rheingold 1994).
5° fase: Approfondimenti tematici specifici
Questa fase prevede di sviluppare eventuali approfondimenti tematici in forma modulare su questioni che sono emerse nella fase 3 (web survey).
Tra i possibili temi da esplorare: l’impatto del digitale sulla conciliazione tempi di vita e di lavoro, sulla sicurezza delle donne, sull’affettività, sulla vita di coppia, sulla partecipazione femminile e sulla definizione delle reti sociali, sui consumi, sulle attività di cura (di sé e degli altri).
Un ulteriore approfondimento tematico potrebbe essere orientato a cogliere il confronto, su una o più tematiche, con la popolazione di genere maschile.
Dal punto di vista metodologico, questa fase sarà condotta attraverso metodologie qualitative e, nello specifico, attraverso la raccolta di racconti di vita legati al tema indagato (es. racconti di violenza sulle donne attraverso il web, esperienze di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro attraverso strumenti digitali, etc.). I racconti di vita rappresentato strumenti d’indagine basati sulla tecnica dell’intervista biografica, il cui obiettivo è quello di indagare, attraverso domande costruite ad hoc, esperienze e vissuto della persona intervistata su un topic specifico. Si prevede di raccogliere da 3 a 5 racconti di vita per tema specifico indagato.
6° fase: Workshop
Questa fase potrebbe vedere coinvolte direttamente le Associazioni della Consulta impegnate – con il supporto delle Università partner di seguito indicate – nella realizzazione di workshop tematici progettati sulla base dei risultati raggiunti nelle fasi di ricerca precedenti. Obiettivo dei workshop sarà quello di costruire e presentare, al fine di arricchire la raccolta dei dati, documenti e materiali digitali e di natura audio-visiva (ad esempio fotografie) prodotti dalle socie delle Associazioni coinvolte e finalizzati alla sensibilizzazione sui temi oggetto della ricerca.
Un workshop potrebbe essere dedicato ad una discussione di buone pratiche educative, nazionali e non, che cercano di colmare il gender digital gap e di sostenere gli scambi e la solidarietà tra generazioni di donne attraverso l’uso delle ICT[i].
7° fase: Dissemination
La diffusione dei risultati emersi dal progetto di ricerca sarà resa possibile attraverso la realizzazione di un report di ricerca e dall’organizzazione di seminari di restituzione destinati alle Associazioni della Consulta e di un Convegno aperto, da realizzarsi presso le Università coinvolte (di seguito indicate), che veda coinvolti diversi stakeholder: enti pubblici, imprese, organizzazioni di Terzo settore e altre forme associative. Tali iniziative saranno indirizzate ai seguenti obiettivi: presentare modelli teorici di riferimento emersi lungo il percorso, discutere i risultati della ricerca, prendere visione dei materiali prodotti durante i workshop, individuare buone pratiche per le politiche future. Nel complesso, gli esiti della ricerca saranno orientati a definire percorsi educativi, anche di taglio ‘creativo’, sulla relazione tra donne (di varie generazioni) e ICT.
TEMPI
12 mesi dall’inizio del lavoro sul campo alla consegna del rapporto finale.
ÉQUIPE DI RICERCA
La ricerca sarà realizzata attraverso una partnership tra tre Università: Università di Milano-Bicocca, Università Cattolica di Milano, Università di Bologna (il gruppo di lavoro potrà essere allargato in base alle esigenze che emergeranno quando il progetto sarà meglio definito).
Costantino Cipolla (Supervisor), Università di Bologna
Elisabetta Ruspini (Coordinamento metodologico), Università di Milano-Bicocca
Linda Lombi (responsabile parte quantitativa), Università Cattolica di Milano
Michele Marzulli (responsabile parte qualitativa), Università Cattolica di Milano
Carmela Anna Esposito (ricercatrice), Università di Bologna
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Allcott H., Gentzkow M. (2017), Social Media and Fake News in the 2016 Election, Journal of Economic Perspectives, 31, 2, pp. 211–236.
Bichi R. (2002), L’intervista biografica. Una proposta metodologica, Vita & Pensiero, Milano.
Cipolla C. (2015), Dalla relazione alla connessione nella web society, FrancoAngeli, Milano.
Corrao S. (2000), Il Focus Group, FrancoAngeli, Milano.
Floridi L. (2017), La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Hine C. (2015), Ethnography for the Internet: Embedded, Embodied and Everyday, Bloomsbury Academic.
Lombi L. (2015), Le web survey, FrancoAngeli, Milano.
Maturo A. (2012), La società bionica. Saremo sempre più belli, felici e artificiali?, FrancoAngeli, Milano.
Persily N. (2017), Can Democracy Survive the internet?, Journal of Democracy, 28, 2, pp. 65-76.
Rheingold H. (1994), Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel ciberspazio, Spearling & Kupfer Editori.
Seibt J., Nørskov M. (2012), Embodying the Internet: Towards the Moral Self via Communication Robots?, Philosophy & Technology, 25, 3, p. 285.
Trauth E.M. (2006) (a cura di), Encyclopedia of Gender and Information Technology, IGI Publishing Hershey, PA, USA.
Wilson J. and Diraso Gapsiso N. (2016), Overcoming Gender Inequalities through Technology Integration, IGI Global, USA.